Da diversi anni, la nostra cooperativa accoglie e accompagna nella crescita verso l’autonomia bambini e bambine, ragazzi e ragazze, famiglie in difficoltà attraverso i suoi tre servizi residenziali.
Dal romanzo “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” di Luis Sepúlveda, al quale ci siamo ispirati per la scelta del nome della nostra cooperativa (“Zorba”), prendiamo in prestito una citazione per sottolineare il senso e l’importanza del lavoro degli educatori, che insieme, oggi più che mai, ciascuno facendo la propria parte, sono chiamati a impegno e responsabilità solidali e condivise:
“Zorba ha promesso a quella povera gabbiana che si sarebbe preso cura dell’uovo e del piccolo. La parola d’onore di un gatto del porto impegna tutti i gatti del porto”.
Abbiamo deciso di dar voce alle narrazioni di ciascuno dei nostri servizi, travolti da una quotidianità drasticamente e inaspettatamente trasformata, che rende il lavoro educativo ancora più delicato e complesso e ci richiama a nuove sfide e sempre più forti responsabilità nei confronti dei bambini, ragazzi, famiglie di cui ci occupiamo e che ci sono affidati.
«In questi giorni “restare a casa” è fondamentale, per proteggere se stessi e gli altri, ma io ho due case, una in cui abito, l’altra in cui vivo. La seconda è una casa famiglia, che ospita al momento minori dai 6 ai 16 anni, e da quando l’Italia è stata chiusa, io e le mie colleghe, ogni giorno, stiamo continuando il nostro lavoro con loro in un clima generale irreale.
Ci siamo fatte trovare pronte a prenderci cura di vite che ci sono state affidate tempo fa. Stavolta forse con più paura, ma stiamo facendo quello che abbiamo scelto di fare nella vita, trasformando questa paura in coraggio. Tutto questo non è mai stato semplice e, in questa emergenza, lo è ancora meno.
Prova a dire a dei bambini che devono mantenere la distanza di sicurezza, soprattutto se per anni hai cercato di ridurla quella distanza e hai fatto di te la loro sicurezza.
Prova a chiedere loro di non toccarsi, di non abbracciarsi, di non incontrare i loro compagni di scuola; è come chiedere la cosa più innaturale del mondo.
Siamo chiamate però a stargli accanto, a prenderci cura di loro e ciò che possiamo fare è dedicargli del tempo, più di quanto non avessimo già fatto prima, proteggendoli, responsabilizzandoli senza terrorizzarli, trasformando tutto questo in una opportunità.
Domani si ricomincia, con nuove preoccupazioni, stesso coraggio e con la certezza che passerà e tutto tornerà come prima e noi, spero, saremo migliori».
(Nicoletta Gadaleta – coordinatrice della comunità educativa per minori “ZORBA”)
«È difficile, oggi, “stare a lavoro” seguendo gli insegnamenti di anni di studio e di esperienza professionale in comunità. Lo spazio relazionale, peculiarità di questo luogo protetto, è diventato improvvisamente scomodo perché siamo troppi e tutti troppo vicini, ma non possiamo rinunciare alla comunicazione, alla prossimità fisica ed emotiva. Ci siamo dotati di dispositivi di protezione, alcuni di fortuna, ma niente ci può proteggere dalle emozioni contrastanti che proviamo quando arriviamo in comunità.
Abbiamo condiviso ciò che sta accadendo con le mamme, le “nostre” mamme da tutelare insieme ai loro piccoli e, contro ogni aspettativa, hanno ben compreso la necessità di “chiudere” la struttura agli accessi esterni e di evitare qualsiasi tipo di uscita o spostamento. L’abbiamo letta chiaramente la paura nei loro sguardi e l’abbiamo riconosciuta perché è la stessa che portiamo sui nostri volti. Questi timori li affrontiamo con loro ogni giorno, sperimentando nuove attività che ci consentono di riempire di senso e di significato questo tempo diventato lento e foriero di grandi riflessioni.
Il nostro lavoro inizia abbracciando con gli occhi il collega che termina il turno, in quell’abbraccio ritroviamo tutto il significato del “prendersi cura”».
(Doriana Di Gennaro – coordinatrice della comunità alloggio per gestanti e madri con figli a carico “CONTROVENTO”)
«“Vita ai tempi del Coronavirus”, parafrasando un noto romanzo di altri tempi, potrebbe essere il titolo di questo brevissimo racconto intorno alla vita di giovani adolescenti rintanati, in virtù delle recenti disposizioni nazionali, in un gruppo appartamento di recente istituzione. Gli educatori che si susseguono in questo momento così particolare sono chiamati a potenziare un senso civico che mira a fare il bene di tutti rinunciando momentaneamente a qualcosa di molto profondo.
Per rallegrare le nostre giornate, è nato il progetto di rimettere a nuovo vecchi pallet ormai in disuso al fine di creare un piccolo orticello verticale con piantine da utilizzare nelle nostre cucine. E allora avanti! con guanti, mascherine e olio di gomito, a carteggiare, verniciare e dare nuova vita a vuoti pezzi di legno. E così, durante le nostre mattinate al sole nel nostro spazio protetto, si scoprono abilità nascoste, i pensieri più profondi vengono a galla e si lascia spazio alla fantasia per superare questo terribile momento che ci allontana dai nostri affetti più cari. A fine giornata, sembra tutto più leggero e si confida nel fatto che “tutto andrà bene”!
(Annamaria Lorusso – coordinatrice del gruppo appartamento per adolescenti “ZEFIRO”)
La cooperativa sociale Zorba opera sul territorio di Terlizzi (provincia di Bari) e gestisce servizi residenziali per bambini e bambine, ragazzi e ragazze, famiglie in difficoltà.
a cura di Nicoletta Gadaleta, Doriana Di Gennaro, Annamaria Lorusso
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