Per chi lavora nel sociale occupandosi di storie, vite, relazioni, cura, educazione, il distanziamento non è opzione da contemplare. Eppure, come cooperativa, abbiamo dovuto fare uno sforzo di adattamento allo stato di emergenza su diversi fronti:
Allora, dopo lo smarrimento iniziale, l’imperativo degli educatori all’interno di questi scenari è stato esserci:
Anche se sono venuti meno i programmi non sono venuti meno per noi i legami e la responsabilità che il compito di educare richiama.
Per questo anche il tema della didattica “a distanza” ci interroga. Istituti scolastici ed insegnanti si sono mobilitati con estrema dedizione e tenacia e, con gli strumenti messi a loro disposizione, hanno provato a ritrovare modalità di contatto con alunni e famiglie, a ristabilire e riprendersi il proprio compito anche in condizioni di emergenza.
Tuttavia, in questo ribaltamento il rischio di accentuare le disuguaglianze è dietro l’angolo: in questo nuovo spazio virtuale qualcuno resta inesorabilmente tagliato fuori. Si è detto a più voci che a rimanere fuori sono i ragazzi che non hanno gli strumenti tecnologici adeguati, quelli che non possono accedere facilmente alla “rete”, ma, a ben vedere, a restare indietro sono quelli che non sono connessi ad una “rete” di supporto sociale e familiare che adeguatamente li sostiene e per i quali non basteranno le attività di recupero e integrazione degli apprendimenti, perché ciò che è rimasto indietro è la relazione.
Dire che la scuola è saltata vuol dire che è venuto meno non un semplice contenitore culturale ma anche e soprattutto il luogo dove fare esperienze “altre” di relazioni con adulti e pari che funzionano come fattori protettivi, in particolare laddove la rete familiare e sociale è carente. Chi già prima era più fragile oggi rischia di piombare in un vuoto relazionale incolmabile, senza coordinate in una situazione di incertezza e di paura.
Relazione a distanza, un ossimoro con il quale stiamo tutti facendo i conti.
L’auspicio e la sfida è dunque che scuola, insegnanti, educatori e tutte le agenzie educative provino ad esserci con ogni mezzo, in modo meno istituzionale e più “anarchico”, sovvertendo gli schemi organizzativi, fuori dai protocolli, dalle piattaforme, dalle nozioni. È necessario immaginare una istruzione-educazione sì virtuale, ma che faccia comunque sentire l’abbraccio e la vicinanza, recuperando il contatto con alunni, ragazzi, genitori, adulti di riferimento e riscoprendo un’alleanza che è quanto mai fondamentale in questo tempo inedito e inaspettato. Solo la relazione, la fiducia, lo scambio possono rappresentare il ponte che colma la distanza.
a cura di Anna Maria Ricciotti
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